Documento ufficiale del consorzio “C.C.B.I./5R”, presentato in data 31-01-2001 al Ministero Delle Politiche Agricole, in occasione dell’incontro con il ministro Pecoraro Scanio: IL PRIONE, SE LO CONOSCI, LO EVITI.
La BSE ha come noto, quale agente infettivo, una variante patologica della proteina prionica. Se
noi uomini, vogliamo evitare di trovarcelo, come contorno indesiderato,
nel piatto, dobbiamo porre attenzione che gli animali, da cui proviene
la carne che finisce sulle nostre tavole, non l’abbiano a loro volta incontrato
nella loro alimentazione. Cosa fare allora? Innanzitutto vi sono le misure prese dai servizi veterinari pubblici di tutta Europa: distruzione degli organi a rischio, eliminazione delle farine di carne ecc… Ma si può fare di più. Esistono
tutta una serie di accorgimenti nell’allevamento, che riducono fino ad
azzerare il rischio che i bovini così cresciuti, siano entrati in contatto
con i tanto temuti prioni:
2) L’allevamento deve disporre di pascoli e di produzioni aziendali (foraggi, cereali, leguminose) da utilizzarsi nella alimentazione del bestiame, sostituendo così i mangimi. 3) L’allevamento deve seguire disciplinari di produzioni di qualità e di tipicità riconosciuti che garantiscano la “tracciabilità”. 4) L’allevamento deve essere di tipo tradizionale, legato al territorio e con una bassa densità. 5)
Gli animali allevati, debbono essere di razze da carne, possibilmente
autoctone e debbono essere macellati prima dei 24 mesi di età. E’
possibile pertanto, cercare e soprattutto trovare produzioni che rispondendo
ai suddetti requisiti, forniscano le più ampie rassicurazioni sulla loro
salubrità. La carne bovina di vitelloni delle razze CHIANINA, ROMAGNOLA e MARCHIGIANA, prodotta e certificata con il marchio di Indicazione Geografica Protetta “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale”, presenta le seguenti caratteristiche, garantite dal disciplinare di produzione:
- i vitelli nascono e compiono tutto il ciclo produttivo entro un’area geografica ben delimitata dell’Italia Centrale;
-
godono di una completa rintracciabilità, in quanto sono tutti obbligatoriamente
iscritti sin dalla nascita al Libro
Genealogico Nazionale delle razze citate; - tutti i bovini, alla macellazione devono avere un’età compresa tra 12 e 24 mesi e non superiore; -
nella fase di finissaggio, è comunque esplicitamente vietato l’impiego
di una serie di sottoprodotti industriali, tra cui le farine di carne
e le farine di pesce; -
durante l’allevamento, l’alimentazione viene verificata e controllata
per attestare il rispetto di quanto previsto dal disciplinare; -
la produzione IGP, viene realizzata in allevamenti che usano
tecniche non intensive e tradizionali, in un’area interna, collinare e
montana, caratterizzata da un ampio utilizzo del pascolo. Pertanto le produzioni certificate IGP “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale”, ai sensi del Reg. CEE 2081/92 o Biologiche , ai sensi del Reg. CEE 1804/99, rappresentano il massimo che si possa fare in materia di certificazione al consumatore.
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